Dal 24 febbraio è disponibile per le Sale della Comunità il documentario Lourdes di Thierry Demaizière e Alban Teurlai che in Francia nel 2019 ha avuto un grandissimo successo e attenzione dell’opinione pubblica. Le Sale possono rivolgersi ai loro SAS – Servizi Assistenza Sale di loro pertinenza che dispongono di materiali pubblicitari e relative condizioni specifiche di programmazione. Il film è distribuito da 102 Distribution in collaborazione con ACEC.
Di seguito trovi:
– sinossi ufficiale da pressbook
– note di regia ufficiali dei due registi da pressbook
– inquadramento pastorale dell’opera di Arianna Prevedello (anche in pdf scaricabile)
– materiali video (in italiano): due trailer di diversa durata del film e una clip della grotta accarezzata dai pellegrini
Sinossi
La roccia della grotta di Lourdes viene accarezzata ogni anno da milioni di persone di origine e condizione diversa che lasciano il proprio segno, le proprie speranze, sogni, aspettative e dolori. A Lourdes convergono tutte le fragilità e tutta la povertà delle persone. Il santuario è un rifugio per i pellegrini che, spogliandosi degli orpelli della vita di tutti i giorni, si mettono letteralmente a nudo nelle piscine dove si immergono, metaforicamente in un rapporto diretto, quasi carnale, con la Vergine. I registi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, sono andati ad incontrare questi pellegrini: pazienti ricoverati, malati, zingari, soldati e prostitute. Hanno ascoltato le loro preghiere sussurrate e documentato le loro vite tormentate da lunghi calvari. Al di là della fede, hanno ripreso Lourdes come un grande teatro antropologico dove si intersecano storie profondamente struggenti.
Note di regia di Thierry Demaizière e Alban Teurlai
“Con nostro grande stupore, non era mai stato fatto un documentario su Lourdes. C’erano stati film e numerosi reportage televisivi per via dell’aspetto commerciale ma niente sui pellegrini, niente sulle loro motivazioni ; perché vengono fino a qui? Che cosa sperano ? Che cosa rappresenta per loro la Vergine? Le riprese ci hanno coinvolto per quasi un anno. I primi giorni, eravamo sbalorditi. Lourdes presenta un’organizzazione militare, con migliaia di persone e orari calcolati al millimetro. In quel luogo si possono mettere da parte le proprie convinzioni private per individuare un «qualcosa» di straordinario. È questo «qualcosa» che ci incuriosiva – spiegano – avevamo l’intuizione che Lourdes dovesse essere un crogiolo di umanità dove accadeva «qualcosa» di eccezionale sulla condizione umana, qualcosa» che superava persino la fede e che ci portava ad interrogarci su nostro rapporto con la sofferenza e la morte. Siamo tutti condannati ma a Lourdes la questione è molto più urgente e fondamentale, poiché la maggior parte dei malati è spesso di fronte a aspettative di vita molto brevi. Alcuni vengono sperando di trovare una guarigione laddove la medicina non può più far nulla ed è d’altronde questo che rende così ricca e intensa la personalità di questi pellegrini”.
INQUADRAMENTO PASTORALE DELL’OPERA
a cura di Arianna Prevedello
LOURDES
di Thierry Demaizière e Alban Teurlai
Durata 91’ | Francia | 2019 | Documentario
Il musicista cileno Julio Numhauser scrisse il testo Cambia todo cambia, che divenne ancora più famoso grazie alla voce della cantante latino americana Mercedes Sosa, scomparsa nel 2009. Vedendo il film Lourdes dei documentaristi Thierry Demaizière e Alban Teurlai ho pensato proprio a questa canzone e a quanto è cambiato lo sguardo su questa città mariana dall’omonimo film del 2009, ma di finzione, dell’austriaca Jessica Ausner.
La cinematografia è un corpo vivo che non si ferma mai e che cambia assieme alla società: lo dimostra il fatto che il punto di partenza di questi due film è il medesimo, ma con risultati opposti. I tre registi hanno, infatti, in comune la “distanza” dalla fede. Tra ateismo e agnosticismo ognuno di loro rivendica, seppur a distanza di 10 anni, questo spazio di diversità dalla cifra religiosa che caratterizza il comune degli Alti Pirenei in Occitania, dove la giovane contadina Bernadette Soubirous ebbe nel 1858 le note apparizioni della Vergine.
Se nell’opera della Ausner predominava uno sguardo complessivamente mordace su pellegrini, presbiteri, barellieri e altri volontari teso a sottolineare anche la contraddizione commerciale del luogo di devozione, nell’opera dei registi “non credenti” Demaizière e Teurlai questo malessere pregiudiziale dello sguardo risulta assente in favore di una sincera curiosità di fissare nelle immagini e nelle parole il “segreto” di Lourdes. Ciò che gli occhi della Ausner non erano stati in grado di cogliere e che continua ad interpellare ogni anno milioni di persone.
Cambia todo cambia, perché i tempi sono maturi per guardare con religioso rispetto l’inclusività di questo luogo? Per interrogare il nostro legame con la sofferenza fisica e interiore e il limite della morte? Il documentario Lourdes attesta che si può indagare la “verità” che abita la grotta di Lourdes anche se non si ha il dono della fede e che questo orizzonte narrativo supera anche quello della veridicità delle apparizioni. Quest’ultimo obiettivo era, invece, il cuore semantico de L’apparition, il film di Xavier Giannoli del 2018 ambientato nella contemporaneità di un villaggio del sud-est della Francia.
In un’Europa senza dubbio confusa e non sempre così capace di speranza ma al contempo alla ricerca della sua identità dentro ad un rinnovato contesto di pluralismo religioso, i due autori francesi partecipano alla riflessione con un’opera rigorosa non concettuale che intercetta l’essenza intima di Lourdes.
Come Assisi è divenuta nel tempo la “città della pace”, dentro al messaggio cristiano di San Francesco, così allo stesso modo i due registi osservano quanto Lourdes sia divenuta la città dell’accoglienza gratuita e autentica di ogni forma di “paralisi” interiore e fisica, verso un desiderio di cambiamento che significa prima di tutto accettazione di questa condizione prima ancora che guarigione. Lourdes mette in scena la città spirituale che ha fatto della malattia la sua architettura, ma senza farne un ospedale o un centro commerciale.
Ascoltando le testimonianze del documentario, sostenute da un montaggio che si fa preghiera, lo spettatore coglie tutta la commozione, una perturbazione interiore, che esiste attorno al rito di consegna della “paralisi”, necessario alla condizione umana, oltre ogni appartenenza sociale. E ancora arriva a conoscere le vasche di speranza, senza varcarle, capaci di lenire la fatica anche dei volontari, di ogni genere e vocazione, e i famigliari che la regia restituisce nella loro umanità più nobile. Tutto ciò avviene con pudore senza mai cedere alla spettacolarizzazione della sofferenza.
Per i due autori che nel 2016 arrivarono al cinema anche in Italia con un documentario dedicato alla pornostar Rocco Siffredi, Lourdes non è tanto il secondo centro turistico del paese dopo Parigi o per numero di alberghi. E se lo è, non è un dato documentaristico così degno di evidenza quanto i milioni di mani che accarezzano la grotta. L’occhio morale della regia si sposta dall’indotto del turismo, molto più vicino all’approccio della Ausner, ad un ascolto quasi da confessionale di quanto immense siano le “crisi” che portano le persone a recarsi a Lourdes e quanta fiducia emani la roccia accarezzata da ogni forma di fedeltà.
Fedeltà a Dio, a se stessi, alla propria famiglia, ai propri figli: ognuno arriva a Lourdes perché è “infermo” in qualche modo ma, in definitiva, per una questione d’amore che di Lorda – Lourdes in occitano – nessuno aveva ancora raccontato al cinema. Perché la persona stessa si sta amando di un bene che non possiamo far mancare alla nostra vita, quel Bene che ci fonda o perché qualcuno l’ha amato così tanto da dare la vita per portarlo o accoglierlo lì.
E così sostantivi come suicidio, incidente, identità di genere, malattia, disabilità, fine vita e tante altre drammatiche “stasi” diventano altare di invocazione nello sguardo della macchina da presa, senza commenti o interviste ma come un flusso di coscienze che desiderano stare in una comunità umile e con le braccia aperte. Almeno una volta l’anno? I ritmi sono diversi per ognuno e non sono ottemperanze liturgie.
Viene voglia alla fine del documentario di rileggere il passo evangelico di Matteo 8,14-17 per congedarsi lentamente dalle emozioni vissute e dal “miracolo” che un luogo della nostra Europa si faccia carico, grazie al dono della fede di Bernadette, del dolore del mondo:
Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.
La roccia, l’Eucaristia, le vasche, i preti durante le liturgie: tutto concorre a e in Lourdes ad “addossarsi” le malattie di uomini e donne di fiducia. Così dicono il montaggio e il sonoro ma sempre in una totale simbiosi con le testimonianze – il “segreto” di Lourdes – che ricordano il mistero insondabile ed eccelso dell’Incarnazione.
Scarica la Scheda di approfondimento pastorale in .pdf
MATERIALI VIDEO DISPONIBILI