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LA SORPRESA DELLE ARENE ESTIVE
Abbiamo sempre parlato al pubblico, quest'estate ci ha risposto

Le arene estive sono sempre state un po’come il campetto di gioco outdoor per gli sportivi. Nessun campione di basket è divenuto tale senza essersi confrontato con l’asfalto dei parchetti di Los Angeles. Così come, allo stesso modo il campo di sabbia e conchiglie è stato fondamentale per i dribbling calcistici dei Ronaldo di turno. Così il cinema all’aperto è uno strumento fondamentale per i cinefili. Le stelle (sullo schermo e in cielo) che hanno accompagnato tante visioni sono ritornate anche quest’anno, forse il più difficile per il cinema (e non solo). Le sale ACEC hanno illuminato la notte, con decine di schermi in tutta Italia. Come segno di speranza e di presenza, all’insegna di #RiaccendiIlCinema, ma anche come riscaldamento dei motori prima della nuova stagione.

Ma come è andata veramente?

“Decisamente e sorprendentemente bene” dice Gabriele Capedri dell’Excelsior di Cesano Maderno, una delle zone della Lombardia più colpite dal virus, in cui molte ferite sono ancora aperte “come incassi non ci lamentiamo, ovviamente non sono corposi come le altre stagioni, ma la cosa veramente potente per il nostro territorio è stata riavere a che fare con pubblico e volontari. Che voglia di cinema che si respira! Che bella responsabilità! Pensa che una sera ha piovuto a dirotto. Solitamente il pubblico se ne va e rimborsiamo il biglietto. Quest’anno invece non solo non si sono mossi… ma erano anche attrezzati. Hanno tirato fuori l’ombrello e hanno visto il film finire”.

Un gesto forte e non casuale. Il ritorno del cinema è stato vissuto in tutte le parti d’Italia come una forma di sostegno del pubblico verso un’arte che è mancata per troppo tempo. Non il contrario, come succedeva di solito. In tempo di Coronavirus abbiamo visto gli spettatori in prima persona chiedere di andare avanti, restituendo segnali positivi di incoraggiamento con la propria presenza. Gli esercenti che hanno saputo essere in dialogo con i propri spettatori, durante i giorni di chiusura e non solo, hanno infatti ricevuto numerose risposte. C’è stata comprensione, per una nuova normalità che va ancora interiorizzata, e incoraggiamento. Il contatto con il pubblico è stato, in questi mesi di ripartenza, il grande valore aggiunto per le Sale della Comunità, soprattutto quelle che operano in contesti più marginali, dove fare cinema è un atto famigliare “caldo”.

Certo, gli esercenti sono ottimisti perché è giusto e perché si deve, ma una sottile paura rimane, come ci ha detto Umberto Bodon del Cinema Esperia, sala della comunità della Parrocchia di Chiesanuova, uno dei cinema storici di Padova: “Finché si è trattato di riempire le proiezioni all’aperto nessun problema, quando per via del maltempo abbiamo proposto una proiezione al chiuso qualche spettatore si è defilato. È ancora un percorso lungo quello per garantire una visione serena in sala”. La prova del nove arriverà dunque con l’avvio a pieno regime della stagione autunnale i cui risultati si presentano decisamente non scontati.

La querelle sulle proiezioni gratuite non ha certamente aiutato l’organizzazione di rassegne. Molti oratori, associazioni, gruppi culturali, ma anche le stesse SdC che non possiedono un sistema di proiezione cinema all’aperto hanno dovuto rinunciare, date le limitazioni nella distribuzione. Un contesto di mercato certamente caotico, spesso a sfavore degli esercenti, costretti ad operare con tempi e mezzi limitati.

Eppure Don Marco Ferrini del Cinema Europa di Faenza invita a non mollare: “nonostante sia stato un grande impegno abbiamo attivato l’arena perché crediamo nel valore dei presidi culturali di cui ACEC si fa promotrice. Si pensi che, in un anno di crisi come questo, abbiamo aumentato il numero di volontari. C’è voglia di ripartire e chi ci è vicino ce lo sta comunicando forte e chiaro!”. Il Cinema Europa è una sala legata all’esperienza Salesiana, che ha visto i primi passi nel 1883 con le prime recite teatrali. Oggi, grazie alla sua storia, continua a essere un punto di riferimento per la comunità locale e che, dal 2018 sta portando avanti l’ambizioso progetto di cinema all’aperto. Nato come occasione di ampliare l’offerta e raggiungere un nuovo pubblico ridando valore agli spazi comuni, è oggi, nonostante le difficoltà, ancora un valido punto di aggregazione.

Economicamente, le arene estive rischiano però di essere un impegno spesso gravoso. Sono stati fatti molti sacrifici, ma animati da un forte senso di necessità. È proprio l’urgenza a richiamare molti esercizi attorno al cinema all’aperto. È stata un’ estate dove tutti gli esercenti sono stati chiamati a ripensare radicalmente il modello di sviluppo. Sono (ri) nate di conseguenza alcune suggestive proposte come i Drive-In, fallite però nella difficile attuazione rispetto al territorio italiano. Le riaperture al chiuso hanno avuto vita breve, date le limitazioni e la sostanziale assenza di nuovo prodotto. Le 15 sale della comunità che hanno tentato, su territorio nazionale, la riapertura hanno trovato un percorso accidentato. Il cinema all’aperto è quindi emerso come una soluzione pratica ed efficace, ma i costi di noleggio delle attrezzature e di allestimento hanno reso impossibile, per molte realtà che lo desideravano, la realizzazione.

I 2 milioni stanziati dal Ministero per sostenere le attività estive sono stati infatti una meta difficile da raggiungere per molti, dato il vincolo per accedere ai fondi di almeno 40 proiezioni in programmazione. Un numero molto alto, soprattutto per chi non ha mai allestito questo tipo di proposta. La riuscita dell’arena estiva del Cinema Teatro Corso di Rivalta, allestita per la prima volta quest’anno, con un discreto afflusso di pubblico, è segno tangibile e frutto dell’impegno dei volontari ACEC. Sono questi ultimi infatti il tassello essenziale della nostra vita associativa. In tempo di Covid è proprio il loro impegno ad avere permesso molti interventi coraggiosi in molte aree d’Italia.

Così Francesco Giraldo, Segretario Generale ACEC, ha commentato la difficile situazione del cinema: “La ripartenza per le sale sarà difficile perché si dovrà vincere la paura del pubblico di entrare in una sala al chiuso, anche se, nel rispetto delle regole dettate dal CTS, rimane un luogo tra i più sicuri. L’emergenza Covid19 ha reso le sale più consapevoli del ruolo sociale e culturale che rivestono, ed è maturato nei responsabili e nei volontari delle SdC l’esigenza di attivare dei percorsi formativi che rinnovino i modelli di gestione usando la tecnologia digitale e il web con un approccio non più difensivistico ma in modo proattivo.”

Altrove, per fare fronte comune rispetto alla crisi, sono state sperimentate forme “ibride” di grande efficacia come quella del Cinema Teatro Tiberio di Rimini. L’idea era quella di progettare la stagione estiva, coinvolgendo tutti gli operatori dell’intrattenimento, fin dall’inizio, per dare una risposta corale alla città e ai turisti. Il comune ha quindi messo in rete 3 gestori cinema (tra cui la nostra SdC), 2 associazioni culturali, 2 società specializzate negli allestimenti spettacoli. La stagione estiva non poteva essere trascurata in un territorio in cui il turismo è così essenziale. L’emergenza, come conseguenza positiva, ha stimolato realtà normalmente distanti a lavorare insieme per la prima volta.

Le arene estive sono state un momento della verità per molte comunità, amplificando le difficoltà ma anche i punti di forza. Un’occasione di unione, di festa, dove raccogliere ciò che si è seminato durante l’anno. Perché il cinema all’aperto è fatto dal sudore estivo che, come dice il cantante Francesco Gabbani “appiccica” la pelle, ma “appiccica” anche le persone nella distanza. Il cinema ha chiesto aiuto, il pubblico ha risposto. E il simpatico video in time lapse del Jolly di Villastellone, un piccolo comune di 4 mila abitanti in provincia di Torino, ne è la dimostrazione. Uno schermo bianco che si colora mentre arriva la sera, le sedie ordinate e distanziate che accolgono il pubblico in sicurezza. Dalla grande città al piccolo comune, il cinema sotto le stelle ha simboleggiato il ritorno di un’estate atipica. Il tentativo di rinasce e ripartire tutti insieme.

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Sull'autore

Gabriele Lingiardi