La musica metal più radicale come valvola di sfogo per l’angoscia, come via di fuga dalla noia e dal turbamento interiore. Maudite poutine è l’opera prima di Karl Lemieux che ci porta in una piccola comunità al centro del Quebec che, come tante altre, basa la propria sopravvivenza sull’industria locale, sul piccolo commercio e poco altro.
Vincent, 27 anni, musicista e operaio, dopo essere stato colto sul fatto mentre rubava droga ad alcuni membri del crimine organizzato locale, è costretto a tornare in contatto con suo fratello Michel, un vecchio tossicodipendente che vive solo in una casa-baracca ai limiti del villaggio. Vincent dopo il riavvicinamento col fratello lotta per preservare la sua stabilità mentale in un contesto rurale dove la violenza è all’ordine del giorno e si uccide per poco.
Lemieux ci porta passo passo dalla noia alla ribellione musicale, dalla paura della vendetta alla violenza folle e fiammeggiante, impastando il tutto con un bel bianco e nero. Questa scelta estetica ci permette una distanza visiva da questa realtà, un mondo di violenza gratuita e autodistruttiva che non desidereremmo mai vivere a colori.
MAUDITE POUTINE (Karl Lemieux)
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