Il quaderno di appunti di Nidio è quasi arrivato alla fine. Man mano che lo spessore delle pagine si assottiglia, arriviamo al presente. La sala San Pio X di Cartigliano (VI) è sempre lì, con la sua storia. “Sembra ieri”, diremo domani. E la storia del cinema e quelle delle nostre vite andranno avanti, nutrendosi l’una dell’immaginario dell’altra. «Da quando abbiamo ripreso l’attività nella primavera del 2000, sotto il controllo dell’attuale ACEC di Vicenza, con l’aiuto dei miei fratelli siamo andati avanti tranquilli, anche con le difficoltà di gestione che avanzavano, dovute al proliferare di multisale vicino a noi (con conseguente “migrazione” in massa degli spettatori) e anche all’aumento dei prezzi di noleggio delle copie».
Dieci anni dopo la riapertura, però, nel 2010, viene meno una colonna della sala cartiglianese. «Mio padre era ricoverato all’ospedale e gli facevamo assistenza a turno» – racconta Nidio, che con i suoi fratelli, in quei giorni, alternava l’ospedale e la saletta di proiezione –. «È mancato lunedì 29 novembre. La sera prima, domenica 28, avevo appena finito l’ultima proiezione del film Step Up, avevo smontato il film e l’avevo portato a casa, da dove ho chiamato i miei fratelli per sapere com’era la situazione di papà e dar loro la buona notte». Capita anche questo nella vita di chi nelle sale ci lavora: che un titolo magari debole diventi indelebile perché legato a un evento importante. Eppure, perfino il significato del verbo inglese step up, “fare un passo avanti”, ottiene la sua coerenza nel disegno misterioso delle cose. «Le ultime parole del papà le ricordo come fosse ieri: “com’è andata? C’era gente? Hai avuto problemi? Hai smontato il film? È pronto per essere ritirato dal corriere?”». Insomma, un interesse e una dedizione per le cose fatte bene che non abbandonano mai, fino all’ultimo respiro. «Dopo la mezzanotte siamo stati chiamati al suo capezzale e poco dopo, quando ci ha visti tutti attorno, è spirato». Per salutare tutti, verrebbe da dire, ha atteso la fine dell’ultima proiezione. Giuseppe Grego se n’è andato così, con lo stesso stile con cui aveva vissuto, attendendo la fine dei titoli di coda.
Gli anni passano. Le novità arrivano. Nel 2013 anche la San Pio X inizia l’avventura del digitale. «Era il 31 luglio. Abbiamo dovuto convincere il consiglio pastorale, anche perché lo sforzo economico non è stato indifferente, ma ce l’abbiamo fatta senza chiedere niente alla parrocchia, solo con i contributi regionali e con quanto avevamo noi da parte». Ogni nuova fase comporta sempre una dose di rischio, di impegno, di sorprese, ma anche di divertimento. «Ricordo che ho lavorato parecchio alla sera, dopo il lavoro, con l’aiuto dei miei fratelli, a smontare il proiettore a pellicola per lasciar posto al digitale… Naturalmente abbiamo smontato il proiettore più “giovane” tenendo installato quello vecchio, quello di papà e dello zio, quello che ho ammodernato io e che tuttora funziona bene». In Nidio la passione per l’arte va di pari passo a quella per la tecnologia ed è con giusto orgoglio che racconta tutti i passaggi di questa vicenda che l’hanno visto protagonista, anche perché la conoscenza di come il cinema “funziona” non ne intacca certo la magia. «Abbiamo portato in cabina il digitale, un pezzo alla volta. Ho fatto tutti i nuovi allacciamenti che servivano e quando è venuto il tecnico, in poco tempo l’ha installato». Un nuovo inizio. «Ci sta permettendo di continuare le nostre avventure in sala. Per il momento mi arrangio io a montare i film e preparare le playlist. Poi i miei fratelli, quando tutto è pronto, sono in grado di prendere in mano la situazione. Un paio di collaboratori più giovani, con maggiore dimestichezza con il computer, ci danno una mano. Con il digitale, finché posso, mi diverto ancora».
Quanta strada, dai sentieri sassosi che Giuseppe Grego doveva percorrere in bicicletta per portare le pellicole da un paese all’altro, sfidando le intemperie e le piene del Brenta, fino alle nuove magie del cinema, di cui suo figlio Nidio è divenuto esperto, che corrono ormai attraverso i reticoli telematici. In ogni caso, una famiglia dedita a una passione e capace di spirito di adattamento. Che ci fosse da modificare il telaio di una bici o un proiettore cinematografico, ogni cosa è stata fatta perché chi si sedesse in platea potesse godere di qualche ora di emozioni. «Qualche anno dopo il papà, esattamente il mattino del 24 maggio 2015» – racconta il nostro protagonista concludendo il lungo amarcord – «è mancata anche mamma Lina. La sera del 23 maggio avevo proiettato Fango e gloria, in rassegna per l’anniversario della Prima Guerra Mondiale».
Nidio chiude gli occhi, insieme al suo prezioso taccuino. Un ultimo ricordo della mamma è, ancora una volta, legato al cinema. «Quando ero piccolo, per mettermi a letto doveva dire semplicemente: “adesso andiamo a vedere il cinema Bianchini”. Quando io le chiedevo dov’era, rispondeva: “sotto i cuscini”». La passione per il cinema può sorgere stando seduti in platea o, com’è avvenuto per Nidio, “in cima”, nella saletta di proiezione. Per una generazione di persone l’interesse è nato davanti alla tv; forse oggi qualcuno lo scopre davanti al monitor di un computer. Alcuni imparano ad amarlo in famiglia, altri a scuola. La stessa “possibilità” del cinema, però, sembra legata alla nostra natura umana e al desiderio che tutti abbiamo di immaginare, raccontare e ascoltare storie. La vicenda di questa famiglia ce lo testimonia. L’amore per il cinema, prima ancora che nell’incontro con l’arte e la tecnica, nasce misteriosamente nei sogni di un bambino.
7 – Fine
BUONA SERA, LE INVIO UN ALTRO RINGRAZIAMENTO, QUESTA VOLTA ATTRAVERSO L’ACEC DIRETTAMENTE, DA PARTE MIA E DI TUTTA LA MIA FAMIGLIA PER QUESTA ULTIMA “PUNTATA”….. IERI, 10-02 ABBIAMO “RICORDATO” NOSTRA MAMMA NEL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO, AVREBBE COMPIUTO 88 ANNI, IL RICORDO E’ STATO FATTO ANCHE ATTRAVERSO QUANTO SCRITTO. GRAZIE ANCORA NIDIO& FAMIGLIA