Se il di qua lo conosciamo già e il di là non è dato saperlo, non rimane che arare quella terra di mezzo dove il corpo è ancora nel “qua” e l’anima già in una dimensione “altrove”. È a questo paesaggio, davvero letteralmente un mindscape, che tenace – e ci piace – si aggrappa Valerio Mastandrea alla sua seconda regia, orientata ancora una volta a scandagliare i dintorni del passaggio definitivo.

Con Ride (2018) lo sguardo era tutto per Carolina, vedova da poche ore e titolare di un atteggiamento alquanto anomalo nei confronti del suo lutto. Qui, invece, in una sorta di sentimento vergine tra lo sfidante e il rassegnato, il regista-protagonista ci introduce all’intima routine ospedaliera degli immobilizzati, una comunità di assorti che concede una libertà illimitata all’anima che se la gioca tutta tra amicizie in corsia e gite fuori porta con rientro in giornata.

È in questa spensieratezza sempre intrisa di struggente precarietà – dobbiamo preferire la vita o la morte? –, che Mastandrea cova l’amore, sentimento che accanto all’amicizia per i colleghi sdraiati (un’ombrosa Laura Morante e un trasparente Lino Musella) va a ri-confermare le regole del gioco del di “qua”. Se i vivi se la giocano andando a prendersi un cane ma etico, il cameo di Barbara Ronchi sull’obbligatorietà del canile, i quasi morti che forse torneranno vivi lasciano invece aperta la porta all’amore come spinta alla vita. La nuova arrivata in reparto, il volto non inflazionato di Dolores Fonzi, è un evento messianico: scuote lenzuola di arti impalati e tinge di essenziale un tempo sprecato.

Nonostante

È l’attimo di bene dove non si sa più tenere a bade le parole – un Mastandrea che straparla d’amore commuove a priori –, una centrifuga che rompe le acque a favore di una vita senza contratti, senza pretese e che si nutre di quel poco di cui bisognerebbe vivere sempre, in attesa del Twister che ci strapazzerà verso quel viaggio senza ritorno.

Immaginandolo in sala: se la prima parte fatica ad ingranare, coerentemente come il cuore del protagonista il film si rianima nella seconda. Sebbene alcuni passaggi emanino un sentore di prevedibilità, di fatto non inficiano comunque l’affetto che Mastandrea riversa sui suoi personaggi alle prese con l’ultimo salto in lungo della vita. Di certo da ora in poi, senza svelare troppo, staremo più attenti ai colpi d’aria e daremo molto più credito agli stonati.

In sala da marzo 2025 con Bim distribuzione

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.

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