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ORDINARY LIFE: VITE (STRA)ORDINARIE DI PERSONE NORMALI
Online il primo numero di Filmcronache 2024

Piccole, grandi imprese compiute da comuni, anonimi individui. Ma anche l’ambientalismo come ultima frontiera per ritrovare, in quanto esseri umani, il nostro spazio nel mondo. È attorno a questi due cardini tematici che ruota il primo numero del 2024 di Filmcronache, sulla scia di numerosi, recenti film che, affrontando da un lato le questioni cruciali della contemporaneità (la guerra, le migrazioni, il falso mito del successo) e raccontando, dall’altro, di un ecosistema malato (in cui l’umanità fatica a trovare accoglienza e riparo), hanno rintracciato e ribadito, nella visione cinematografica, una doppia funzione, etica e civile: testimoniale, con l’esempio illuminante di vite straordinarie disciolte nell’ordinario, e di sorveglianza, con l’allarme climatico sui rischi autodistruttivi che sta correndo l’intero pianeta.

Nel suo intervento saggistico, in un’ampia carrellata che va da One life a Cento domeniche, passando per Io capitano, The old oak, Dream scenario, come pure per Perfect days, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, Foglie al vento e C’è ancora domani, Elena Grassi evidenzia come, sullo schermo, sono personaggi ‘qualunque’ a farsi carico non solo delle domande fondamentali della modernità, ma anche delle nostre intime idiosincrasie, all’interno di dinamiche socioeconomiche sempre più pressanti e contraddittorie. Chi scrive, invece, partendo proprio dal disagio esistenziale, relazionale, sociale ed economico che investe film come Il cielo brucia, Te l’avevo detto, Siccità, Adagio, The Creator, La terra dei figli e Il male non esiste, porta in superficie un sottofondo climatico e naturalistico degradato e degradabile, ridotto a luogo malsano dalla stessa ‘geografia umana’ che lo popola, la quale, ora, in terre, arie e acque inospitali, fatica ad attribuire senso e significato della propria presenza. La riflessione sull’ambiente che muta prospettiva, con il tentativo di messa in forma di una ”ecologia della mente”, è il fil rouge che connota anche l’analisi di Francesco Crispino sul cinema di Hayao Miyazaki, esplorato attraverso l’ultimo lungometraggio dell’autore nipponico, Il ragazzo e l’airone, in cui il contesto storico appare causa scatenante di una straziante elaborazione del lutto. Infine,

Infine, a chiudere questo numero di Filmcronache, un contributo di Alessandro Cinquegrani per la sezione In memoria di me: il film ‘da non dimenticare’, a vent’anni dal Leone d’argento per la miglior regia alla Mostra di Venezia, è Ferro 3 di Kim Ki-duk, proteso verso l’Assoluto, in un rimando continuo tra presenza e assenza, terra e cielo. Il cinema metafisico di un regista scomparso troppo presto, nel 2020, a causa del Covid. Buona lettura.

 

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.