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POUR LA FRANCE (Rachid Hami)
Identità e appartenenza nazionale nella Francia post-coloniale

La narrazione delle vite delle seconde e terze generazioni di immigrati è tra i temi portanti di molte produzioni francesi, viste al festival e non solo. In gioco c’è il peso dell’identità personale e dell’appartenenza nazionale, questo è il caso di Pour la France, in concorso in Orizzonti. Rachid Hami, già presente a Venezia nel 2017 con il riuscito La melodie, suo film d’esordio, torna quest’anno al Lido per parlare delle sue origini algerine e delle difficoltà delle famiglie immigrate ad accettare fino in fondo l’appartenenza culturale alla Francia e, viceversa, gli obblighi e risentimenti che nella nazione ospitante si manifestano. La famiglia alla base del racconto ha idee liberali e una appartenenza religiosa secolarizzata e lontana da eccessi. La madre decide di rompere col marito per portare i figli in Europa e dare loro una vita migliore. Anni dopo il figlio Aissa è un giovane e talentuoso allievo ufficiale, che durante un rito di iniziazione tra commilitoni perde inutilmente la vita. L’atto goliardico rivolto alle matricole della prestigiosa accademia militare francese di Saint-Cyr sfocia, infatti, in tragedia. La sua morte devasta la famiglia, sorgono controversie con i militari per il funerale di Aissa, su dove seppellirlo e sugli onori da attribuirgli. Ismael, il fratello maggiore che ha avuto alcuni problemi con la giustizia, cerca di tenere unita la famiglia, desiderando una degna sepoltura per il fratello e ponendosi come freno all’ingombrante ritorno del padre, ormai emigrato anche lui e che, negli anni, si è rifatto una vita.

Il racconto trae ispirazione da un fatto avvenuto nella famiglia del regista, quando, nell’autunno del 2012, durante un atto di nonnismo simile a quello che apre la pellicola, il fratello di Rachid Hami fu dato per disperso nelle acque gelide di uno stagno. Il film supera il racconto biografico per vestire l’abito della ricerca dell’identità, oltre l’apparteneza culturale e religiosa, per guardare ad altro, al senso che solo gli affetti possono dare alla vita e alla morte. In un mondo fluido e multietnico può succedere che un giovane algerino si innamori a Taiwan di una compagna di studi e poi decida di dare la propria vita per l’esercito francese. Tutto per costruire un futuro migliore.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.