Esce puntuale in Italia il film sulla Pasqua che è stato presentato al Festival del cinema “Giffoni Experience 2017” nella sezione dedicata ai bambini dai 3 ai 6 anni, Rabbit School: the guardians of the golden egg della regista tedesca Ute von Münchow-Pohl. La prospettiva della festività è assolutamente laica e ancorata alla tradizione popolare delle uova colorate, ma porta i temi universali della solidarietà e dell’amore per il prossimo, che fanno eco ai valori della religione cattolica.
Il mondo rappresentato è semplice e a misura di bambino, nella figura vicaria un coniglietto, che si muove in un contesto urbano, così come in un contesto rurale, di “grandi”: grandi strade, grandi alberi, grandi case e grandi parchi. Lui si chiama Max ed è un roditore orfano che vive sulla strada e aspira a far parte della gang urbana dei conigli “Onda d’urto”. Fortuitamente si trova trasportato da un elicottero giocattolo radio comandato nella “Scuola dei conigli pasquali” dentro un bosco.
La scuola protegge un grande uovo d’oro che racchiude lo spirito della Pasqua e che è fortemente ambito da una maldestra banda di volpi, gelose della bontà dei coniglietti, formati per portare le uova colorate ai bambini del mondo. In questo nuovo contesto Max è il “diverso” che fatica ad integrarsi in un ambiente dove ci si lava solo con l’acqua fredda del ruscello, il profumo è quello dei fiori e non dei deodoranti e ciò che si desidera, come il riconoscimento della comunità, si ottiene solo con pazienza, costanza, determinazione e impegno, e non con facili espedienti come i furti, che era solito compiere con i suoi amici in città.
Il percorso di crescita e cambiamento di Max attraverso un sistema educativo che potremmo definire “steineriano” per il suo contatto con la natura e con l’imparare facendo, è tracciato con l’ironia e la leggerezza propri della percezione dei bambini, ma senza tralasciare i moti di ribellione e i disagi che sono propri di chi deve trovare il proprio posto in una nuova società. Il trait d’union tra la disciplina della scuola e la comprensione delle resistenze di Max è una coniglietta sua complice, adiuvante della formazione emotiva del protagonista, necessaria ad affrontare le malefiche volpi (chiamate a smontare lo stereotipo del buon Robin Hood disneyano).
Pur nella semplificazione necessaria per essere compreso dai giovanissimi spettatori a cui si rivolge, il film si pone come un “mini” romanzo di formazione senza banalizzare mai dinamiche complesse come la separazione dal proprio passato, l’integrazione in un contesto sconosciuto e il raggiungimento della propria autorealizzazione, così prorompenti nell’epoca contemporanea.