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RYUICHI SAKAMOTO /OPUS (Neo Sora)
Un emozionante omaggio al padre

Ryuichi Sakamoto è un compositore che ha dato tantissimo al cinema, curando le musiche di film di Bertolucci, Brian DePalma, Inarritu, Almodovar e molti altri. Celebre per essere riuscito a compenetrare le tensioni etniche con la musica elettronica occidentale, è scomparso nel marzo di quest’anno dopo una lunga malattia. Negli ultimi tempi non riusciva più a sostenere la fatica di concerti pubblici, ma alla fine del 2022, sapendo che il suo destino era segnato, trovò la forza di esibirsi col suo pianoforte, in uno studio di registrazione di fronte alla macchina da presa.

Neo Sora, il regista di questo film, è suo figlio, che riprende il padre come in un ultimo addio. Sceglie un bianco e nero lucido, movimenti di macchina lenti, molte inquadrature ravvicinate di mani e volte del grande musicista. Non c’è altro, nessuna parola, nessun intruso: solo il genio malato col suo pianoforte e la sua musica, in una stanza spoglia puntellata solo dai molti microfoni.

È un omaggio: un omaggio privato del figlio al padre e un omaggio pubblico del cinema al suo importante collaboratore. Ed è un omaggio così puro ed essenziale da mostrare tutta l’intensità emotiva del momento. Il corpo di quell’uomo è stanco, a volte chiede di ricominciare, a volte le mani non lo seguono del tutto, ma in quelle dita fluttua una forza vitale destinata a restare nella memoria. Così, in quella messa in scena così pura, rivive un archetipo assoluto, quello dell’uomo solo che alla morte oppone la propria creatività sempre viva.

I cultori potranno godere di una musica che ripercorre la parabola della sua carriera passata, gli altri ammireranno un’immagine che si fa assoluta e perfetta nella sua tragica essenzialità. Un film sconsigliato ai nostalgici che vi resteranno inevitabilmente impigliati.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani