Venezia 80 Filmcronache

FRENTE A GUERNICA (Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi)
Una riflessione sulla guerra e sulla minaccia atomica nel Novecento

Frente a Guernica è un’opera strana, difficile da collocare, tra l’arte e il cinema. Concepita da Yervant Gianikian con la sua sodale e compagna Angela Ricci Lucchi prima della sua scomparsa nel 2018, trae il titolo dall’opera tragica di Pablo Picasso sul bombardamento della città spagnola. Ma è solo una generale ispirazione, che conduce alla rappresentazione dei fatti storici dei totalitarismi del Novecento e della guerra che ne è seguita.

Ma la struttura è inusuale: sul video scorrono materiali d’archivio, pubblici e privati, su questi temi, mentre la voce dell’autore le descrive. Non si tratta, nei fatti, di un contrappunto narrativo ma piuttosto di una didascalica descrizione di ciò che vediamo. All’inizio per esempio vediamo dall’interno di una locomotiva un treno avanzare su un binario e la sagoma del macchinista, e la voce dice che c’è un binario e dall’interno della locomotiva vediamo un treno avanzare e la sagoma del macchinista. A volte ci sono anche le didascalie delle immagini a fornire un’altra descrizione di ciò che vediamo. Ceci est une pipe, verrebbe da dire parafrasando Magritte, senza neppure il gusto del ribaltamento prospettico, del gioco surrealista.

Il film è raccontato dall’autore come una riflessione sulla guerra e sulla minaccia atomica, ma questa riflessione si riduce a una sequenza di fatti storici, per lo più molto noti. Certamente non si discute la portata tragicamente emotiva dei fatti bellici, ma qui non è questo in discussione: sulla guerra si può ragionare, e l’hanno fatto grandi filosofi, oppure si possono raccontare degli episodi, come hanno fatto cineasti e scrittori, ma qui sembra mancare sia l’una che l’altra prospettiva, e il film resta vuoto. Secondo il regista fa parte di un progetto politico, ma affermare che la guerra conduce a delle atrocità è – o almeno dovrebbe essere – una certezza ovvia per tutti, anche senza un preciso progetto politico. Nel complesso quindi resta un’opera enigmatica, per non dire incomprensibile.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani