Come il suo opposto Russians at War dà conto del punto di vista russo nella guerra che infiamma il cuore dell’Europa, questo Songs of Slow Burning Earth mostra il punto di vista dell’Ucraina. Come quello anche questo è girato da una giovane e coraggiosa regista. Sono film che se potessero si guarderebbero in cagnesco, ma sono anche film che è importante vedere insieme per capire che da dovunque si guardi la guerra il risultato è sempre infinitamente negativo.
I due film sono anche diversissimi. Mentre quello russo mostra il fronte del fuoco, questo si sofferma sulla vita quotidiana di un paese aggredito. Dalla caotica fuga massiccia dei primi giorni di bombardamenti, alla resistenza di una fabbrica di pane dove si lavora col rimbombo dei missili che cadono vicino. Tutto è silenzio, non si vedono momenti di conflitto, non si è al centro del conflitto. Ma è la quotidianità a spaventare, è il silenzio che atterrisce.
Un mezzo attraversa le strade ucraine. Non sappiamo cosa sia, lo vediamo in soggettiva da dentro. Le persone lungo la strada si inginocchiano al passaggio. Fermano la macchina al bordo della strada, scendono e si inginocchiano a mani giunte. Scopriremo che è il feretro di un soldato che avanza verso il funerale. È una scena ad altissima intensità emotiva. Non ci sono che fatti.
Nessuna parola, nessun tentativo di enfatizzare, solo una macchina da presa collocata all’interno di un carro che avanza. È una scena indimenticabile. Il film è così: dirompente attraverso il silenzio, spiazzante nel mostrare una quotidianità straniante. Non vediamo nessuna violenza – o molto poco rispetto a quanto può emergere da una guerra – ma percepiamo profondamente la devastazione.
Anche questo, come Russian at War, è un film di parte, è inevitabilmente di parte: qualsiasi film sulla guerra girato da un paese coinvolto non potrebbe non essere di parte, e anche qui vediamo ciò che subisce solo una delle fazioni. Certo: si può essere dalla parte giusta o dalla parte sbagliata e questo secondo molti fa la differenza, ma probabilmente non è così, e il messaggio più alto, più complesso e più importante è un altro: non importa che tu stia dalla parte giusta o sbagliata, la guerra è sempre guerra, col suo portato di morte e devastazione.
Sarebbe bello che nei circoli cinematografici si mostrassero questi due film insieme, si discutessero, si imparasse e si ragionasse insieme, senza pregiudizi e solo con la voglia di comprendere. Il cinema è anche questo, uno stimolo continuo, assai diverso dalla cronaca quotidiana e per questo più profondo.
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