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UMBERTO ECO – LA BIBLIOTECA DEL MONDO (DAVIDE FERRARIO)
Viaggio tra i labirinti della “memoria vegetale”

Poco prima che venisse smantellata per essere donata all’Università di Bologna e alla Biblioteca Braidense di Milano, la Biblioteca privata di Umberto Eco è diventata oggetto e soggetto dello sguardo di Davide Ferrario che, in collaborazione attiva con la sua famiglia, ne ha documentato l’identità di “memoria vegetale” secondo il modo in cui la intendeva Eco stesso. Un viaggio tra i labirinti del sapere del “Professore”, tra il vero e il falso, tra il serio e il faceto, in una casa-studio-mondo da lui realmente abitata per 30 anni con la moglie e i figli nel cuore di Milano, in cui si sono generate le idee, le tesi e le storie che hanno preso forma negli scritti di questo indimenticabile e straordinario intellettuale. 

30.000 volumi di titoli contemporanei, 1.500 di libri rari e antichi. Tra questi un corridoio labirintico che “il Professore” volentieri percorre per raggiungere il testo più lontano, quello di cui ha bisogno in quel preciso momento.  Davide Ferrario ha girato la camminata di Umberto Eco nella sua Biblioteca l’anno precedente alla sua morte, mentre insieme collaboravano a una video-installazione sulla memoria per la Biennale Arte di Venezia. Successivamente i media planetari avrebbero mostrato quella “camminata” omaggiando la scomparsa dell’intellettuale italiano più famoso al mondo.  Di fatto, il film di Ferrario presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 è la testimonianza visibile di un’assenza, e non solo perché Eco è scomparso, ma perché lo è anche la sua Biblioteca, donata per suo volere agli studenti e a tutti colori che possono beneficiarne. Quei libri dunque, così come sono mostrati nel film, non esistono più, la famiglia aveva il desiderio di lasciarne una traccia visiva, condivisa con un pubblico. La notazione arricchisce di senso squisitamente cinematografico il testo di Ferrario, avvalorando la funzione immaginifica del dispositivo audiovisivo in perfetta sintonia con il pensiero echiano sul valore del linguaggio che “non è la capacità di dire ciò che c’è, ma ciò che non c’è”.  Se è vero che Eco, tra le diversi ruoli in cui è conosciuto (studioso, professore, scrittore, pensatore tout court, filosofo del linguaggio, semiologo, storico…) è stato essenzialmente un “inventore di idee” e un “cultore di trasmissione della memoria”, il ragionamento sull’importanza di “vedere l’invisibile” e di “metterlo in forma” diviene ancor più pertinente, sul senso del “fare cinema”.  Ferrario ne è consapevole, e arricchisce il suo testo su Umberto Eco e la sua Biblioteca “memoria vegetale del mondo”  di scene curiose, ardite, di recitativi bizzarri, di salti apparentemente incoerenti ma in realtà in linea con il modus sapiente ma sempre ironico di Eco di creare universi veri, finti, verosimili e falsi.  Bibliofilo (e non bibliomane) lo scrittore esce dal film come persona aperta a ogni conoscenza, e non solo come pensatore poliglotta, e la funzione notoriamente enciclopedica, metaforica e metonimia della sua amatissima Biblioteca (“una biblioteca che è tutte le biblioteche insieme”) e  “senza la quale non si può pensare a Eco” dice Ferrario, è rispecchiata in un documentario esemplare, mai didascalico, sapiente e intimamente “echiano”.

UMBERTO ECO – LA BIBLIOTECA DEL MONDO
Regia: Davide Ferrario
Durata: 80’
Italia, 2022

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.