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UNA CLASSE PER I RIBELLI (Michel Leclerc)
Commedia agrodolce sul divario sociale

Sofia e Paul sono una brillante avvocatessa di origine magrebina e un batterista punk in perenne conflitto con il sistema. Dovendo iscrivere il figlio Corentin alla scuola elementare, la coppia sceglie di trasferirsi nella banlieue parigina, ai propri occhi l’ambiente ideale per un’educazione multiculturale e popolare, nella casa che Sofia ha sognato per tutta l’infanzia. Quando, però, gli amici di Corentin decidono di lasciare la scuola pubblica per iscriversi in un istituto privato, Sofia e Paul sono costretti a rimettersi in discussione: costringere il figlio a seguire i principi sui quali hanno costruito tutto il loro rapporto o accettare il fatto che quell’eterogeneità sociale in cui hanno sempre creduto non sia così semplice da realizzare?

Prendersi sul serio ma senza farlo apparire, immergendo rapporti, gesti, azioni e ripercussioni in un humus esistenziale sornione e, talvolta, stralunato. E, allo stesso tempo, prendere posizione sui fondamenti dell’architettura sociale e sulle dinamiche relazionali senza drammatizzare, per questo, complessità e derive. Sono le modalità espressive che il cinema francese contemporaneo ha adottato da tempo, spesso con esiti convincenti, e che ritroviamo, pur con riflessi intermittenti, anche in Una classe per i ribelli, commedia agrodolce sul divario sociale e sul pregiudizio ideologico, animata da due integerrimi radical chic attraverso i quali, col sorriso sulle labbra, vengono affrontati temi importanti: integrazione e inclusione, provenienze etniche, disparità economiche, distanze culturali.

Nel bilanciamento narrativo del film di Leclerc l’idealismo naïf della coppia di genitori, messo alle corde da una ‘periferia umana’ più intraprendente e meno consenziente del previsto, entra dunque in conflitto con la stessa, buffa riluttanza bobo a non voler uscire dallo steccato autoappagante di un modello multiculturale predefinito e intoccabile. Edificato, per giunta, su percorsi individuali piuttosto aleatori: Sofia, a sua insaputa, a farsi strada nello studio forense in cui lavora più per la ‘spendibilità pubblica’ della sua origine araba che per effettivi meriti carrieristici; Paul, anarchico fino al midollo, a impegnarsi in un’educazione filiale improntata ad un anticonformismo ormai sgonfio e patetico.

Nonostante qualche caduta di stile nel caricare a molla l’ostinato laicismo anticlericale del batterista e un’ultima parte frettolosa nel rimettere insieme i cocci affettivi della coppia, la buona gestione dei dialoghi e dei tempi consente a Una classe per i ribelli di regalare non di rado risate e tenerezze. Rimanendo vivace, lucido e in grado, anche per la sua leggerezza engagée, di scansare l’effetto-saturazione di tanta commedia francese vista finora.

Regia: Michel Leclerc

Nazionalità: Francia, 2019

Durata: 103’

Interpreti: Leïla Bekhti, Edouard Baer, Ramzy Bedia, Eye Haidara, Baya Kasmi

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.