Venezia 80 Schede Cinema

UNA STERMINATA DOMENICA (Alain Parroni)
Ritratto della gioventù contemporanea

Non è facile raccontare una generazione, i giovani che la caratterizzano, i costumi, i modi, senza ricorrere a stereotipi, usando solo il setaccio del visibile per rendere l’essenza di una adolescenza vissuta nell’oggi. Molti registi si sono cimentati nel raccontare la gioventù del proprio tempo, Alain Parroni, regista romano classe 1992, riesce a pieno in questa rappresentazione. Sostiene il film la fisicità e l’attorialità dei tre giovani protagonisti: Enrico Bassetti, Zackari Delmas, Federica Valentini. Una sterminata domenica si presenta come un’opera prima sincopata, che può disturbare la visione dello spettatore non più capace di vivere un cinema fatto di immagini, di fotogrammi fugaci, di dilatazione del tempo e rapide contrazioni. La vita dei tre protagonisiti è vista attraverso la forma che oggi lega maggiormente gli adolescenti all’audiovisivo, quella dei brevi video, dei reel dei social, delle stories. Il regista non ne emula la forma estetica alla ricerca di una parvenza di contemporaneità, bensì ne elabora la sostanza formale, costruendo gli episodi con immagini rapide che narrano i vissuti. Mette in sequenza scatti, fotografie digitali fatte per essere condivise e dimenticate, in un consumo della visione insaziabile.

Seguiamo nove mesi di vita di tre adolescenti, una coppia di fidanzati da poco maggiorenni e un amico sedicenne nella periferia di Roma, in quella campagna zozza, mezza discarica e mezzo pascolo che si estende attorno alla Capitale verso Ostia. Siamo nel territorio narrativo di Pasolini – inevitabile quando si tratta di periferia romana – di cui resta solo un’eco lontana nell’attualizzazione delle vite vuote e annoiate di questi ragazzi. I tre vivono una ideale lunga domenica senza scuola, senza impegni, senza famiglia, partendo dal giorno del compleanno di Alex, che festeggia sfrecciando alla guida di una vecchia Fiat decapottabile colma di luci fluorescenti e con la musica ad alto volume. Come non pensare ai barchini luminescenti e rumorosi della Laguna di Venezia in Atlantide (Yuri Ancarani) presentato due anni fa in Orizzonti. In questo alternarsi di festa con pochi mezzi e di noia scopriamo che Brenda è incinta. L’amico Kevin, che li segue ovunque, riempie con violenza ogni cosa di tag con il suo nome, che sia un rudere della periferia o un monumento della Capitale.

Il film si presenta come originale e ricercato nelle sue quasi due ore di durata, fin dai titoli di testa. Il montaggio lavora nell’alternare musica e suoni reali, non concedendo molto ai dialoghi, spesso incomprensibili, parlati nel romanesco di periferia e, comunque, poco significativi nell’economia comunicativa del film. La narrazione si regge sulle immagini: il mal-parlare dei protagonisiti rimarca la difficoltà di vivere quel tempo tremendo che è l’adolescenza. In questo spazio, il dover diventare adulti per l’arrivo del bambino si mescola alla vita di ogni giorno deviandola verso l’età adulta, tra bravate ed espedienti. Quando l’occasione dell’essere maturi si presenta, le competenze per affrontare la vita devono emergere per forza.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.