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YOUTH: HOMECOMING, la videorecensione
Una generazione sospesa

Youth homecoming recensione

Paolo Perrone recensisce Youth: Homecoming di Wang Bing presentato a Venezia 81.

Cinque anni di riprese, dal 2014 al 2019, seguiti da una lunga e scrupolosa fase di montaggio, per raccontare la gioventù cinese contemporanea, impiegata nei laboratori tessili di Zhili, vicino a Shanghai (18 mila botteghe disposte su un ampio territorio, 300 mila addetti in totale), una generazione sospesa tra lo sfruttamento senza regole e la voglia di una vita migliore.

Capitolo conclusivo di una trilogia che, nei primi due segmenti, ha mostrato i frenetici ritmi di produzione e, ciò nonostante, la vitalità degli inesperti dipendenti tessili, Youth – Homecoming, segue anche stilisticamente la scia dei precedenti episodi: un flusso ininterrotto di volti, parole e azioni registrato dalla macchina da presa di Wang Bing senza filtri pregiudiziali, ma dal quale, quasi inavvertitamente, affiorano le crepe del disagio sociale, contrassegnato, nei ragazzi e nelle ragazze di Zhili, come unica ambizione, dal voler guadagnare denaro. A tutti i costi. Anche accettando condizioni contrattuali e salariali del tutto fuori norma.

Nel seguire il ritorno a casa di alcuni di essi (sottolineando le difficoltà di essere pagati, con promesse rinviate per mesi da parte dei loro titolari), Youth – Homecoming mette a terra i sogni e le aspirazioni, facendo i conti con la realtà: il desiderio di maternità di una operaia, frenato da una presunta sterilità, il reinserimento nel nucleo familiare originario di tanti lavoranti, inevitabile per motivi economici ma dissonante nel cammino di emancipazione verso l’età adulta, un matrimonio festeggiato dall’intera, ristretta comunità di un piccolo villaggio. Squarci di vita, lontani dal rumore assordante delle macchine da cucire (vecchie e pericolose, come dice un giovane sarto), riassorbiti, sul finale, dal ritorno ai laboratori dopo i festeggiamenti per il capodanno.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.