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L’ANNO NUOVO CHE NON VENNE MAI: i confini di una dittatura
Gli Orizzonti di Venezia 81

L'anno nuovo che non venne mai

Simone Agnetti recensisce L’anno nuovo che non venne mai, film visto nella sezione Orizzonti di Venezia 81.

Ci sono pellicole che, durante i festival, colpiscono da subito il pubblico e la critica; questo è il caso del lungometraggio Anul Nou Cara N-A Fost (L’anno nuovo che non venne mai) opera prima del regista rumeno Bogdan Mureșanu. Tra i diciannove film presentati nella sezione Orizzonti, la giuria guidata da Debra Granik, ha assegnato a quest’opera il Premio Orizzonti per il Miglior Film. Nato da un precedente cortometraggio sulla fine di Nicolae Ceaușescu, è un cammino doloroso e progressivo di sei vite, dalla monotona oppressione fino alla commovente liberazione. Al centro la festa di fine anno, che non ci fu, o meglio, non fu il trionfo della dittatura che sarebbe dovuta essere.

Il 20 dicembre 1989 la Romania -caduto il muro di Berlino- è pronta alla rivolta. La preparazione dello spettacolo televisivo di capodanno, rigorosamente registrato in studio, è la solita retorica di glorificazione di Ceaușescu e del Comunismo. Da giorni la protesta popolare dilaga, iniziata a Timișoara con una sanguinosa repressione. Nel disagio delle loro case senza riscaldamento, le famiglie sono alle prese con l’onnipresente polizia segreta e con i loro miseri problemi personali. Il regista rappresenta con abilità la doppia vita dei rumeni, esteriormente devoti al dittatore e a sua moglie, dentro le case in preda al desiderio di sfasciare tutto, opporsi al regime e far crollare ogni cosa. Nella costruzione dei profili individuali, famigliari e collettivi sta il pregio registico di Mureșanu, arricchito dalle ricostruzioni degli interni domestici e lavorativi, appartenuti a quel mondo svanito in un giorno solo, dopo ventiquattro anni di dittatura.

Le azioni individuali, fatte al momento giusto e nel posto giusto, possono scatenare reazioni enormi e inaspettate. Le sequenze conclusive, quando ogni storia raccontata volge verso differenti soluzioni, sono sostenute dal crescendo del Bolero di Ravèl, con le immagini originali di quello che accadde. La rivoluzione rumena è stata, forse, se non la prima, una delle prime rivoluzione con grande copertura televisiva: laddove la dittatura voleva mostrare dal vivo il ritorno all’ordine, bastò un piccolo gesto di protesta per mandare tutto in pezzi, al pari della frantumazione del muro che divideva Berlino.

Lo sguardo odierno, sospettoso di ogni cosa e sazio di immagini, guardate per pochi istanti sui dispositivi elettronici, potrebbe mettere in dubbio che tutto questo sia frutto di verità. Anul Nou Cara N-A Fost non è un documentario, è una fiction ispirata a fatti veri, frutto della documentazione del regista e dei racconti di chi visse quegli accadimenti: una lezione di storia non scontata, in un tempo di revisionismo, confusione sul passato e memoria breve. Una narrazione necessaria a far comprendere il valore di alcune scelte storiche, di cui godiamo le conseguenze migliori: la Romania è, oggi, uno stato democratico, membro della NATO e dell’Unione Europea.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.