Simone Agnetti recensisce Familiar Touch presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 81.
La sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia è un contenitore che nell’edizione 2024 ha evidenziato quanto la forma artistica del cinema possa raccogliere e narrare storie di dolore, di vita e di morte, non solo con il registro drammatico, anche con l’ironia, la commedia e il realismo. Dei diciannove film in concorso, a ricevere molto del consenso dei giurati, guidati da Debra Granik, è stato Familiar Touch, delicato e prezioso film di Sarah Friedland, opera prima della giovane regista americana. La pellicola ha vinto sia il Leone d’Oro del Futuro Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” (giuria presieduta da Gianni Canova), sia il Premio Orizzonti per la Migliore Regia e, infine, il premio alla migliore attrice assegnato a Kathleen Chalfant, lodevole interprete dell’anziana protagonista Ruth.
L’intento della regista era quello di realizzare un film di formazione sulla tarda età, mostrando l’età evolutiva, o meglio, involutiva, di una donna ottantenne malata di sindrome di Alzheimer. Ruth è una anziana, vedova, vivace e piena di spirito, che tiene in perfetto ordine la sua casa e le sue cose, prossima ad entrare in una residenza sanitaria. Ruth è si trova spaesata a dover affrontare un nuovo ambiente e i rapporti, alle volte conflittuali, con le persone che la assistono: il figlio, i medici, gli operatori sanitari.
I nuovi legami all’interno della struttura sanitaria sono l’ultimo sostegno alla memoria che ogni giorno diventa sempre più rarefatta, le situazioni che si creano lasciano spazio anche a momenti di ironia e leggerezza. Se alcune capacità manuali, il saper cucinare con cura, il sapersi vestire, permangono, i ricordi della famiglia e del figlio svaniscono. Il mutare della sua memoria, dei suoi desideri e della percezione della realtà creano tra lei e il mondo una distanza incolmabile. Restano, infine, i gesti, le intuizioni e i movimenti a lasciare spazio alle parole di un corpo ancora vivo, seppur silenzioso.
Sarah Friedland sottolinea in modo molto personale quanto il linguaggio fisico dell’assistenza, che interviene laddove il linguaggio parlato non ha più presa, sia fondamentale per le persone anziane e malate. Non è un film autobiografico, seppure la regista abbia condensato in questa storia le sue esperienze di malattia e morte, dal venire meno della nonna, sofferente di demenza senile, al lavoro di badante di artisti newyorkesi con problemi di memoria. Familiar Touch è stato girato presso la struttura Villa Gardens, una casa di riposo in California, di cui vediamo nel film le comparse.
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