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ONE TO ONE: JOHN & YOKO, la recensione
L'ultimo concerto, la beneficenza, la ricerca della felicità

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La recensione di One to One: John & Yoko, a cura di Alessandro Cinquegrani.

La coppia John Lennon Yoko Ono è una delle più discusse della storia della musica pop. La figura della donna, in particolare, è stata accusata di aver rovinato e logorato il talento di lui e di essere stata la ragione dello scioglimento dei Beatles. Poco importa però a questo film il gossip; si concentra invece sul loro trasferimento a New York nel 1972 e sulla organizzazione e realizzazione del concerto di beneficenza per i bambini con bisogni speciali, dopo lo scandalo pubblico suscitato dalla scoperta delle condizioni in cui versavano alcuni bambini in uno degli ospedali (o sedicenti tali) a loro riservati.

Si tratta dell’unico vero concerto tenuto da John Lennon dopo l’addio ai Beatles e di un evento simbolicamente molto importante in un’epoca di lotte per i diritti umani, nell’ambito delle quali si pongono come punti di riferimento. La vicenda privata – i due che decidono di vivere in un monolocale e che lì trovano la felicità – si incontra con la storia pubblica – i movimenti di protesta post-Sessantotto. Il tutto è ricostruito con immagini di repertorio, con telefonate con i loro principali collaboratori che vengono ascoltate e anche trascritte sullo schermo e che affrontano proprio il loro
ruolo e il loro posizionamento pubblico, ma anche questioni più quotidiane.

È un documentario che propone parecchi materiali inediti ritrovati, con una meritoria ricerca d’archivio. In più, sotto la supervisione della figlia Sean Ono Lennon è stato restaurato e remixato il video del concerto che si presenta ora al pubblico in una veste nuova.

Il film può dunque interessare a due livelli. Da una parte affascinerà gli appassionati di John Lennon che avranno la possibilità di scoprirne lati privati e pubblici finora poco conosciuti. Ma d’altra parte potrà interessare anche chi vuole conoscere di più, o almeno rivedere sullo schermo, parte del dibattito sui diritti umani e sui sommovimenti socio-politici di quegli anni. Molto potenti sono per esempio le immagini che portano dentro l’ospedale infantile al centro del discorso, che fanno comprendere l’impatto che un evento del genere può avere avuto sulla popolazione. Forse è beato il popolo che non ha bisogno di eroi, come si dice, ma se si incontrano se non eroi almeno punti di riferimento positivi, è bene ricordarli, e questo film fa la sua parte in questo.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani