Venezia 80 Filmcronache

DAAAAAALI! (Quentin Dupieux)
Un omaggio all'artista che rischia di banalizzarlo

Daaaaaali! è un gioco del regista francese Quentin Dupieux, già visto alla Mostra del Cinema con il demenziale Mandibules. Qui porta sullo schermo una controfigura del celebre pittore, interpretata da quattro attori diversi, che viene tenacemente inseguito da una giornalista per un’intervista che poi diventerà un vero e proprio film su di lui.

Il ritratto ignora completamente il grande artista che è stato Salvador Dalì e ne fa volutamente una macchietta ridicola, obnubilata dalla propria vana superbia. È un progetto vagamente dadaista, per il quale il regista, un po’ impropriamente, dice di ispirarsi addirittura a Luis Bunuel. Gran parte del film è giocato sulla impossibilità di capire se siamo dentro un sogno o nella realtà, che forse dovrebbe essere un omaggio alla poetica surrealista e onirica dell’artista o, più che un omaggio, una sua banalizzazione.

Nei fatti il film si basa su poche idee, la caricatura del protagonista e le ripartenze della trama dopo il risveglio dai sogni, e queste vengono ripetute continuamente, divenendo prevedibili e banali. Resta qualche spunto visivo, in particolare all’inizio, alla prima apparizione di Dalì nel corridoio di un albergo, quando la sua camminata verso la camera dove l’attende l’intervistatrice sembra eterna e restituisce l’immagine titanica del protagonista; e resta, più che la macchietta dell’artista, la figura della giornalista, timida e impacciata, anonima e appassionata, mentre cerca di rapportarsi con l’intrattabile celebrità. Ma tutto è circondato da battute da bar, che più che a un’opera dadaista rimandano alla più banale comicità dei film demenziali che andavano di moda molti anni fa, con l’aggravante di un certo snobismo travestito da popolarità.

Dice il regista che la personalità dell’artista è stata il suo più grande capolavoro: chissà se vuole essere una posa da enfant terrible anche questa, o se davvero ignora la grandezza e l’importanza dell’arte di Salvador Dalì. Davvero dissacrare è utile, è rivoluzionario, è cool?

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani