Il dibattito sull’urgenza di una riflessione sulla regolamentazione dei divieti ai minori nella visione di un film in sala si era riacceso lo scorso ottobre quando La scuola cattolica di Stefano Mordini (Warner) era stato proibito agli under 18. Ora si torna sull’argomento “censura” perché, dal 3 novembre 2021, con la pubblicazione delle disposizioni attuative (art. 7, comma 2, del decreto legislativo 7 dicembre 2017, n. 203 e successive modificazioni), è entrato in vigore l’obbligo dei cosiddetti bollini. Ovvero, tutto il materiale promozionale di un film in uscita (dal trailer al poster, passando per le pagine social) dovrà riportare l’icona con la classificazione dell’opera – per esempio se adatto a tutti o vietato ai minori – e quelle sulla presenza di contenuti sensibili, quali sesso, violenza, uso di armi… Una regolamentazione che, soprattutto nelle prime settimane, ha mostrato diverse criticità, o comunque ampi margini di miglioramento. Andiamo innanzitutto a vedere nel dettaglio come funziona tale obbligo dei bollini, inserito nel contesto più generale della Legge di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche e audiovisive, per metterne in luce i punti più problematici.
IL TOTO-ICONE
Partiamo da un’analisi generale delle icone. Le categorie per la classificazione di un film (ovvero da che età un film è adatto o vietato) sono quattro: per tutti; non adatto ai minori di anni 6; vietato ai minori di anni 14; vietato ai minori di anni 18. I contenuti sensibili suscettibili di segnalazione sono invece sei: violenza; sesso; uso di armi; linguaggio e turpiloquio; uso di sostanze stupefacenti o alcol; discriminazione e incitamento all’odio. A ognuna di queste categorie corrisponde un’icona che dovrà essere pubblicata, come si diceva, su tutto il materiale promozionale, compreso “il sito Internet e le pagine social delle sole società di produzione e di distribuzione dedicate all’opera, nonché il sito internet e le pagine social della sala cinematografica che proietta l’opera”. Ecco che si pone subito un problema di tempistiche: la classificazione di un film e la presenza di contenuti sensibili viene infatti decisa da un’apposita Commissione nominata dal MiC che, però, rende nota la sua decisione a ridosso dell’uscita in sala (per Ghostbusters: Legacy, in uscita il 18 novembre, il verdetto è stato reso noto il 15 novembre). Dunque, le case di distribuzione si trovano a impostare il materiale promozionale scegliendo in anticipo le icone da usare, cercando di indovinare non solo il possibile divieto ai minori (cosa che succedeva già ma per un numero limitato di film) ma soprattutto quali dei contenuti sensibili sono ritenuti importanti da segnalare. E non sono decisioni banali. Per i distributori la questione dell’autovalutazione dei propri film è la criticità principale, soprattutto per quei titoli delle major la cui promozione prende il via con un anno (se non di più) di anticipo rispetto all’uscita in sala. Detta molto semplicemente: come si può decidere quali bollini mettere sui teaser trailer, per esempio, di Jurassic Park: Il dominio? Senza aver potuto vedere il film, conoscendo la saga, si può tranquillamente ipotizzare che sarà un film per tutti/non adatto ai minori di 6 anni; ma avrà dei contenuti sensibili da segnalare, per esempio scene di turpiloquio o presenza di armi? Molto probabilmente no, ma è pur sempre una supposizione. E la situazione diventa ancora più complicata per quei film che non fanno parte di una franchise e sui quali si vuole mantenere il massimo riserbo. Come è possibile decidere che icone mettere sui trailer e poster dei prossimi film di Nolan o Michael Bay, film che anche gli addetti ai lavori potranno vedere solo a ridosso dell’approdo nei cinema? Nel caso poi in cui la casa di distribuzione si sbagli nelle previsioni, e la Commissione assegni all’opera una classificazione e contenuti sensibili diversi da quelle proposti, come si legge testualmente nel decreto, “il produttore o il distributore deve aggiornare le icone sui materiali promozionali dell’opera”. Con costi aggiunti a proprio carico, ovviamente, visto che le società dovranno chiedere alle proprie agenzie di comunicazione esterne di rifare poster, trailer e spot. A questo, va poi sommato un ulteriore dispiego di forza lavoro, visto che è sempre il distributore a doversi far carico “di comunicare la variazione della classificazione all’esercente che proietta l’opera affinché provveda ad aggiornare l’informazione sulla classificazione. Prima di questo decreto, l’unica criticità forte riguardava gli spot Tv, perché se a un film, a ridosso dell’uscita, veniva dato dalla Commissione un divieto ai minori non previsto dalla distribuzione, si dovevano riprogrammare le pubblicità on air del film fuori dalla fascia protetta.
Da segnalare poi, nel decreto in questione, alcuni vuoti di indicazioni importanti. Se per poster, trailer e spot, i criteri di visibilità dei bollini sono chiari e precisi, non è d’altro canto presente nessuna direttiva per la radio: in un promo radiofonico come si devono segnalare i contenuti sensibili? Elencandoli per 10 secondi quando uno spot ne dura 30? Nessuna menzione, poi, viene fatta per le operazioni di co-marketing, mentre la promozione social è citata ma in maniera vaga, senza tener conto delle specificità delle realtà emergenti, in primis TikTok.
SENSIBILI, MA QUANTO SENSIBILI?
Come accennato, la decisione da parte dei distributori/produttori su quali icone scegliere è tutt’altro che banale. Se negli anni si è ormai maturata una certa esperienza sul probabile divieto ai minori di un film (va quasi da sé che un horror classico sarà vietato agli under 14), l’individuazione dei contenuti sensibili è terreno totalmente nuovo. Ed è un processo tutt’altro che matematico. Perché se chiunque è in grado di vedere se in un film si consuma alcool, in quali casi…
Estratto di un articolo di Valentina Torlaschi pubblicato su Box Office del 15-30 dicembre (n. 20-21).
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Fonte: www.e-duesse.it