Il regista Luc Holland raccoglie le ultime testimonianze a viva voce sull’Olocausto da persone ormai per lo più ultranovantenni. Ma, rispetto a quanto siamo abituati a vedere, ribalta la prospettiva e ci mostra la versione dei carnefici sopravvissuti. Ufficiali o soldati delle SS, semplici civili che hanno denunciato, persone che hanno visto, sentito, annusato l’odore dolciastro dei corpi bruciati, persone che sapevano ma non si sono opposte.
Molto si è detto, visto e letto di queste persone che ricostruiscono quei fatti proprio secondo le categorie a cui appartengono: chi nega e chi riconosce, chi dichiara vergogna e chi ancora orgoglio, chi dice di essere stato obbligato e chi ammette che non era così. Colpisce vedere in carne e ossa persone che sono passate per quegli orrori, che li hanno perpetrati, eppure vederli anziani e innocui, con le stampelle e gli apparecchi acustici, loro che sono stati spietati assassini, disattiva quasi la carica emotiva come se il tempo avesse fatto il suo corso su tutti noi. Per questo il momento di massima tensione si ha quando una ex SS parla a giovani con simpatie neonaziste e afferma la vergogna e l’orrore di ciò che loro hanno fatto. È quel conflitto che il giovane cerca di reggere proponendo un parallelismo tra ebrei e stranieri che ci dice quanto importante e urgente sia ancora tornare a ragionare su questi temi, che forse quegli uomini sono anziani e stanchi ma le loro idee rischiano di essere ancora vitali con tutta la carica distruttiva che si portano dietro.
Da un punto di vista squisitamente cinematografico le interviste ai testimoni sono condotte dapprima con apparente neutralità mentre via via, quando le questioni si fanno più brucianti, si svela sempre più la voce del regista che incalza i testimoni di fronte alle loro reticenze e bugie. Sarebbe un errore tecnico, l’assenza della voce interrogante nella prima metà del film e poi la sua presenza, ma tutto questo dà il senso dell’impossibilità di tacere, l’impossibilità di accettare certe omissioni, certe scuse. Così il confronto si fa anche duro a tratti, gli anziani non hanno risposte, vorrebbero non essere dove sono. E l’imbarazzo morale dello spettatore di fronte a tutto questo è la forza del film.
FINAL ACCOUNT
Regia: Luke Holland
Durata: 90’
Paesi: Regno Unito