Cannes Cannes 77 Festival Filmcronache

GRAND TOUR
Un road-movie conturbante

Grand Tour

Francesco Crispino di Filmcronache recensisce da Cannes 77 il film in concorso GRAND TOUR di Miguel Gomes.

Ha la dimensione del viaggio il quinto lungometraggio di Miguel Gomes, perché Grand Tour è innanzitutto un multinguistico, conturbante road-movie che attraversa ben sette paesi del Sud est asiatico, ambientato sul finire della Prima Guerra mondiale e di cui sono protagonisti Edward, un diplomatico inglese in Birmania, e la sua promessa sposa Molly che cerca a lui di ricongiungersi. Un viaggio scandito dai telegrammi inviati dalla donna e strutturato in due parti esatte, la prima dedicata alla fuga dell’uomo dalla possibile riunione, la seconda alla tumultuosa e infruttuosa rincorsa di lei, che nelle mani del cineasta portoghese diventa l’occasione per un’affascinante meditazione sull’incontro e sulla sua impossibilità, la cui matrice espressiva sta nell’ibridazione e nella contrapposizione, di forme, materiali, culture, linguaggi.

Il doppio viaggio dei due protagonisti è infatti solo l’espediente per costruire un percorso nel quale la finzione scivola continuamente nel documentario, la pellicola nel digitale, il colore nel bianco e nero, la dimensione letteraria in quella antropologica, la Storia nel Presente, l’immagine nel suono. Permettendo così a Gomes di costruire ancora una volta, e al netto di qualche eccesso folkloristico che ne inficia in parte il comunque rimarchevole esito, un oggetto raffinato quanto difficile da classificare. Proprio perché il suo è un cinema che lavora i e sui confini, disseminato di false piste e di mancate collisioni, ma in grado di astrarsi a forma capace di restituire mondi.

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).