Nel disperato tentativo di salvare la vita a suo marito Guillermo, che ha un assoluto bisogno di dispendiose cure mediche per riuscire a sopravvivere in seguito a un colpo apoplettico, Sonia intraprende una lotta contro la sua compagnia di assicurazione, corrotta e negligente, e contro i rappresentanti complici che gli negano il permesso. Determinata e disperata, finisce però per spingere se stessa e il proprio figlio all’interno di una vertiginosa e irreversibile spirale di violenza.
Opera seconda del regista il cui esordio (La zona) fu meritatamente premiato a Venezia 2007 con il “Leone del futuro”, Un mostro dalle mille teste è un film rigoroso e coraggioso in cui risiede (almeno) un doppio livello di lettura. Il primo è quello che denota l’odissea della protagonista all’interno di una macchina burocratica vergognosamente corrotta, il secondo è quello che invece è connotato dal Linguaggio stesso del film. La cui scelta formale, interamente incentrata su una riproduzione soggettiva degli eventi narrati, da un lato fa identificare lo spettatore con il percorso esistenziale della protagonista, dall’altro finisce per diventare una riflessione sulla selettività della Memoria e sulla manchevolezza dello sguardo.
Come già nel suo film d’esordio, anche in questo caso Plá decide di accompagnare la propria protagonista in un itinerario esistenziale caratterizzato da errori e scelte sbagliate, senza però mai perdere di vista ciò che sembra interessargli maggiormente, ovvero l’aspra critica di una società divisa in classi, basata solo sul profitto e apparentemente irredimibile. Lo fa attraverso un’idea di regia di rilievo in cui, mentre l’adozione della desaturazione cromatica accresce il senso d’indefinitezza, l’utilizzo di una scala ridotta di obiettivi permette di giocare continuamente tra ciò che è a “fuoco” e ciò che è “fuori fuoco”, tra il campo e il fuoricampo. Ovvero di fare del continuo ribaltamento dei punti di vista il reale nucleo semantico dell’opera.
Regia: Rodrigo Plá
Con: Jana Raluy (Sonia Bonet), Sebastián Aguirre Boëda (Dario, suo figlio), Hugo Albores (il dr. Villalba), Nora Huerta (Lilia)
Durata: 75’
Messico, 2015