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JOSÉ (Li Cheng)

A Venezia75 trova spazio per la prima volta nella storia del Festival un film del Guatemala, il secondo lungometraggio di finzione di Li Cheng. Per realizzare Josè, il regista di origini cinesi ha condotto una ricerca in dodici paesi latino-americani e vissuto due anni in Guatemala, investigando un mondo estremamente povero, disordinato, violento.

Josè è un ragazzo di diciannove anni che vive con la madre in un appartamento angusto e fatiscente. Uniti da uno stretto legame, madre e figlio trascorrono un’esistenza precaria, entrambi vendendo panini per la strada.

Josè vive attaccato al cellulare, che gli consente di rimediare qualche appuntamento di sesso occasionale con altri ragazzi in un albergo a ore. Un giorno conosce Luis, che è diverso dagli altri. Tra i due nasce un sentimento di tenero e sincero affetto, che consentirebbe a Josè di iniziare una vita nuova, felice, lontana dalla città.

Rende originale e interessante la sceneggiatura il fatto che il problema di Josè non sia tanto (o solo) dichiarare la sua omosessualità, quanto non riuscire ad abbandonare il “nido familiare” e lasciare la madre, che ogni giorno prega Dio affinché nessuno le porti via l’amato figlio.

La personalità del protagonista viene tuttavia delineata in modo piuttosto superficiale: per esprimere il tormento interiore del ragazzo, sensibile e introverso, il regista si abbandona a prolungati silenzi, o tutt’al più mette in scena una rissa con un coetaneo durante una partita di calcio. Il rapporto tra Josè e il compagno è invece affidato principalmente a ripetute immagini di intima fisicità e passione.

Al di là dei giudizi estetici, l’opera di Li Cheng ha comunque il merito di farsi portavoce del disagio giovanile in un Paese trascurato anche nel panorama cinematografico.

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Sull'autore

Marta Meneguzzo