Francesco Crispino di Filmcronache recensisce da Cannes il film in concorso MARCELLO MIO di Christophe Honoré.
Evidente fin dal titolo Marcello mio, il tredicesimo lungometraggio di Christophe Honoré è incentrato sulla figura di Marcello Mastroianni, qui celebrato nel centenario della nascita. Ne è protagonista assoluta la figlia Chiara in un bizzarro viaggio tra la Francia e l’Italia che ritorna sui luoghi e rincontra i volti del percorso cinematografico e umano del proprio genitore, a cominciare dalla compagna-madre Catherine Deneuve, vigorosamente a suo fianco nel progetto. Un artificioso itinerario che la figlia compie al posto del padre, a lui sostituendosi per diventarne il naturale Doppelganger. Riflettendo e riflettendosi un Io-diviso tra la Persona e il Personaggio, tra il maschile e il femminile, tra Parigi e Roma, tra il Cinema e il suo Doppio.
E così fissando il ruolo-chiave del proprio percorso artistico ed esistenziale, costruito attraverso un ammirevole lavoro mimetico in grado di restituire non solo gli sguardi, le posture e le movenze paterne, ma soprattutto la dimensione intima dell’attore dai mille volti. Tuttavia l’interpretazione di Chiara Mastroianni è da ascrivere ai pochi aspetti positivi di un film programmatico seppur sincero, evanescente nello script, autoindulgente nella messinscena e squilibrato nello sguardo che la informa, incapace com’è di trovare la giusta misura tra prossimità e distanza, di sintetizzare cinematograficamente la complessità di un personaggio-mondo.
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