È il 25 febbraio del 1964 quando Cassius Clay vince il titolo mondiale dei pesi massimi. Malcolm X che lo segue da vicino organizza per lui quella che dovrebbe essere una festa e invece è una riunione tra amici nella quale il pugile dovrebbe annunciare la sua conversione all’Islam. Si trovano in una stanza di albergo in quattro: Cassius Clay, Malcolm X, il campione di football americano Jim Brown e il re del soul Sam Cooke. Rappresentano diverse forme di successo degli afroamericani negli Stati Uniti dove comunque il razzismo continua ad imperare. E la conversazione tra loro, che ha a tratti i toni accesi del litigio, verte proprio su questo punto: data la loro posizione di preminenza e in fondo di potere, cosa stanno facendo e cosa possono fare per l’emancipazione dei neri?
Il conflitto riguarda soprattutto Malcolm X e Sam Cooke, poiché il primo rimprovera il cantante di non fare abbastanza per la causa limitandosi a realizzare canzonette di successo, e per dimostrarlo gli porta l’esempio del giovane emergente Bob Dylan, bianco, ma che grazie alle sue canzoni rappresenta tutti loro.
Il tema è bruciante, non solo per la sua importanza storica, ma anche, purtroppo, per la sua attualità, e i personaggi sono ben caratterizzati, ognuno con una propria identità ben definita. La sceneggiatura è tratta dalla pièce teatrale di Kemp Powers e un’impronta tipicamente teatrale resta inevitabilmente nel film che per la maggior parte è ambientato in una stanza d’albergo. Ma sono forse i momenti migliori quelli delle aperture al di fuori di quello spazio, come quando si mostra il concerto di Cooke a Boston in cui l’improvvisazione e il carisma del cantante risolve una situazione difficile e ne fa capire il potenziale di presa sul pubblico.
È un film meritorio, a tratti didascalico e didattico, ma vale sempre la pena ricordare momenti di storia sociale tanto importanti per tutto l’Occidente.
ONE NIGHT IN MIAMI
Regia: Regina King
Durata: 100’
Paesi: Usa
Interpreti: Kingsley Ben-Adir, Aldis Hodge, Leslie Odom Jr., Eli Goree