Venezia 80 Filmcronache

SNOW LEOPARD (Pema Tseden)
Sulla difficile convivenza tra uomini e animali selvaggi

Snow Leopard affronta un tema di grande attualità anche in Italia, ovvero la difficile convivenza tra uomini e animali selvaggi. Siamo nelle montagne dell’Himalaya, dove un leopardo delle nevi è entrato in un recinto di pecore uccidendone nove e rimanendone intrappolato. L’irascibile pastore Junpa vuole ucciderlo o almeno tenerlo intrappolato fino a quando non avrà il risarcimento dovuto, mentre suo padre e suo fratello Nyman, che fa il monaco ed è venuto apposta per vedere l’animale, vogliono liberarlo, in quanto protetto dalla legge, ma anche per il suo fascino quasi mistico. A seguire la vicenda arriva una troupe televisiva, che riprende la situazione e intervista i protagonisti. Man mano che la situazione procede senza soluzione apparente giunge l’autorità giudiziaria e poi la polizia.

Il monaco Nyman è affascinato dai leopardi delle nevi e ha maturato nel tempo una vera passione per la fotografia, tanto da essere stato soprannominato “Monaco leopardo delle nevi”. La sua sintonia con l’animale ha qualcosa di trascendente, riesce ad avvicinarlo e in alcune scene oniriche costruisce un rapporto unico con lui. Il pastore Junpa è il suo opposto, con lui non si può ragionare, tratta male tutti, è interessato solo alla perdita economica e alla rovina che questo animale ha portato nella sua famiglia.

La polarizzazione è così netta da risultare schematica, e i personaggi sono rinchiusi nel loro stereotipo che non ha nessuna evoluzione dall’inizio alla fine. Il film ha una affascinante scena iniziale, in cui la troupe televisiva si ritrova per risalire le montagne dell’Himalaya, e uno scioglimento finale, prevedibile ma credibile. Tra l’uno e l’altro momento sembra ci sia la necessità di riempire un vuoto, in cui i personaggi restano immobili e la storia non aggiunge nulla alle premesse. Probabilmente il regista aveva troppa fiducia nelle immagini del leopardo, che certamente è un animale molto affascinante, ma che non basta a reggere la trama del film. Anche perché la narrazione è a tratti realistica, a tratti visionaria, con scene in bianco e nero che mal si inseriscono nel flusso narrativo.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani