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HIT MAN (Richard Linklater)
Un film che fa della leggerezza il suo punto di forza

Richard Linklater si diverte, Glenn Powell si trasforma, insieme confezionano una commedia noir scoppiettante. Il professor Gary Johnson ha una vita molto regolare e mediocre, anche se fornisce un aiuto tecnico alla polizia. Poi, per caso, finisce per impersonare un killer sotto copertura per incastrare un mandante, e lo fa così bene che continuerà a farlo. Assumerà aspetti diversi per assecondare le aspettative dei suoi clienti e finirà per essere il killer professionista più richiesto d’America. Finché, tra i mandanti, troverà la donna che cambierà la sua vita.

Hit Man è vagamente ispirato a un articolo di cronaca di parecchi anni fa, ma questo è solo il pretesto per costruire un film che mescola i generi, lavorando soprattutto sulla costruzione del suo protagonista. Gary cambia identità, apparentemente solo per recitare una parte, ma poi finisce per vivere davvero nei panni di una di queste persone che incarna, così riesce a superare alcuni limiti del suo carattere e a liberarsi, per vivere una storia d’amore infuocata ma anche intricata. Gary diventa Ron, il professore impacciato, regolare, timido, diventa il killer professionista, sicuro di sé e senza paure, l’uomo regolare invisibile diventa l’uomo che non deve chiedere mai.

Del resto nelle sue lezioni di filosofia parla a lungo del concetto stesso di identità, e anche con l’ex moglie si interroga sulla possibilità o meno di cambiare personalità, e i suoi gatti, del resto, si chiamano Id e Ego. Si citano Nietzsche, Freud, Jung, ma tutto resta leggero e divertente. È vero cinema di intrattenimento, basato sul ritmo incalzante, su una recitazione virtuosistica, su battute efficaci e taglienti. La gente in sala applaude durante la scena centrale, alla fine esce dal cinema appagata. Certo, non siamo nei territori di Boyhood o di Prima dell’alba, questo è un altro campo da gioco, ma non è affatto facile realizzare un film che fa della leggerezza il suo punto di forza.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani