Schede Teatro

L’ABBANDONO ALLA DIVINA PROVVIDENZA
Monologo dal testo omonimo di Jean Pierre de Caussade

divina provvidenza berti

La scena, una piccola cella di un convento, con solo un inginocchiatoio e una bottiglia d’acqua, ospita la lotta spirituale, le orazioni e le illuminazioni di un giovane direttore d’anime che pare prepararsi a un sermone pubblico verificando spietatamente dentro sé la veracità del proprio completo svuotamento come
individuo volitivo, unica condizione per l’entrata di Dio in un’anima passiva, finalmente abbandonata all’azione dello Sposo.

Questo spettacolo intimo ed essenziale quanto potente di Alessandro Berti, (tra i vincitori della prima edizione de I Teatri del Sacro) nasce da un grande testo mistico occidentale, L’abbandono alla Divina Provvidenza di Jean Pierre de Caussade.

Le istruzioni spirituali in forma di lettere indirizzate nel corso di vent’anni (1720-40) da un padre gesuita francese a un convento di suore visitandine, vengono messe alla prova del presente, in un lavoro semplice, vocato a un’essenzialità scenica e registica che permetta alle parole del testo di scorrere liberamente da attore a pubblico.

Il classico tema dell’ascetismo come sforzo dell’uomo che ha come risultato l’abbandono finale a Dio viene trattato con una luminosità e una radicalità che situa l’opera tra i grandi libri spirituali di ogni tempo e latitudine.

 

La mistica non è un divano

«La mistica di de Caussade rifugge l’estasi, è una mistica feriale, un metodo per gustare l’ordinario » scrive Berti nel programma di sala. (..) Com’è possibile che proprio l’abbandono che, almeno a parole, sembra qualcosa di ottuso, fin rassegnato — si chiede Berti — contenga in sé invece il massimo di conoscenza delle cose? Perché di questo si tratta: de Caussade ci mostra, tenace come una goccia sulla roccia, che proprio questa passività apre le porte al più profondo imparare e a una attività finalmente purificata. «Il momento presente è sempre pieno di tesori infiniti; contiene più di quanto voi possiate accogliere» scrive de Caussade; «le sue parole — continua Berti — ci esortano a considerare le condizioni che ci sono date come le uniche reali. Riguardo alla mistica mi sembra ci sia oggi un equivoco, pensare che la pace sia un punto di arrivo. È un premio da usare come carburante per l’azione dello spirito, non un divano in cui sprofondare, pena la perdita irrevocabile del dono». Ed è proprio con un dono — per gli spettatori delle prime file, il sapore fresco di una mela appena sbucciata — che Berti si congeda dal pubblico per ricordare che non è stato (solo) uno spettacolo, ma qualcosa che è possibile ritrovare nella vita di tutti i giorni.

(Silvia Guidi, L’Osservatore Romano, 21 maggio 2011)

Altri materiali e approfondimenti su alessandroberti.blogspot.it

 

L’ABBANDONO ALLA DIVINA PROVVINDENZA

dal trattato spirituale ‘L’abandon à la Providence Divine’ di Jean Pierre de Caussade

di e con Alessandro Berti

 

Scrivi un commento...

Sull'autore

Tiziana Vox

Operatrice culturale, dal 2009 collabora con l’Acec, seguendone il sito internet, l’attività editoriale e i progetti. Dallo stesso anno è responsabile della segreteria organizzativa Federgat, per cui cura anche la realizzazione del progetto I Teatri del Sacro.