Pepsi è una militante profuga filippina che sogna un’Europa solidale, attenta e civile a chi ha più bisogno. Il suo periplo passa per la Libia, dove svolge la professione d’infermiera per 10 anni sotto il regime di Gheddafi, e poi volge al Vecchio Continente transitando in Italia, Francia, Inghilterra e altri Paesi seguendo il flusso dei rifugiati che inseguono la sopravvivenza ma anche una vita migliore.
Transitare da un’identità all’altra come da un Paese al successivo, senza sosta, senza potersi permettere di intonare l’anima ai territori e relative culture incrociate. Ma Pepsi è così: infermiera filippina, transessuale eppure musulmana, approda in Europa dopo un lavoro decennale nella Libia di Gheddafi e non ha paura, perché “sono una combattente”. Inseguendo un mito – suo malgrado – della leggenda d’Europa rapita e sedotta da Giove, Pepsi è anche una militante che conosce e insegue i suoi diritti umani e civili. Documentario psico-geografico e non di meno socio-politico, Shelter: Addio all’Eden del bolognese (ma dall’anima internazionale) Enrico Masi chiude la sua trilogia dedicata al devastante impatto dei “mega eventi” sulla contemporaneità (The Golden Temple del 2012 e Lepanto del 2016) e lavora con coraggio e pertinenza sul senso del fuori campo cinematografico che ben si presta a descrivere la (e)marginalità dei nuovi migranti. Uno scacco matto alle coscienze tranquille di un colonialismo culturale mai sopito, una riflessione filosofica che si fa gesto poetico dal monito perentorio quanto profetico “Avete colonizzato i nostri Paesi, ora vi occupate di noi come rifugiati. E noi rifugiati avremo un effetto epocale sui vostri Paesi”.
Regia: Enrico Masi
Cast: Pepsi
Italia/Francia 2019
Durata: 81′