Venezia 76 Festival Schede Cinema Filmcronache

WOMAN (Anastasia Mikova, Yann Arthus-Bertrand)

della terra: figure marginali di tribù africane e donne in carriera americane; donne sottomesse e donne emancipate; giovani e anziane; del Medio Oriente, dell’America Latina, dell’Africa centrale, ognuna con una storia minima, quotidiana, o tragica e sorprendente; ognuna col proprio volto, col proprio sorriso, le lacrime incontrollabili.

Non c’è quasi nient’altro che i loro volti davanti a una parete grigia; ma sono i volti di una vita che scorre inesorabile che lascia segni e speranze. Sembra impossibile che un film fatto di volti e parole e pochissimo altro possa reggere 104 minuti, eppure con grande naturalezza emergono emozioni spontanee, vere, pulsanti di gioia e dolore. I temi sono molti: la fragilità e la violenza; il sesso e il corpo, le aspettative e la vecchiaia; il lavoro e la maternità. Ne esce un film di una umanità e una dolcezza disarmanti, senza accanimenti socio-politici, senza dover a tutti i costi dimostrare una tesi, queste donne offrono il loro volto e il loro corpo per quello che è, si confessano, si denudano, si riconoscono.

Ha un effetto molto suggestivo vedere persone di provenienza totalmente diversa e quasi opposta, spesso da noi ritenuta socialmente incompatibile (ha un grande impatto la ragazza africana con le labbra e i lobi delle orecchie dilatati dalle pratiche tribali accanto alla professoressa di Harvard) accomunate dalle esperienze minime che sono di tutte le donne di tutto il mondo. Sembra che il film riesca a cogliere l’essenza delle donne certamente ma anche dei rapporti che regolano la convivenza degli uomini, archetipi su cui ogni persona sulla faccia della terra conforma la loro esistenza. Non è, come si diceva un volta, “pubblicità progresso”, è vero cinema: un film da vedere, un piccolo gioiello.

 

WOMAN
di Anastasia Mikova, Yann Arthus-Bertrand
Durata: 104’
Francia

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani