Cannes Cannes 77 Festival Filmcronache

ANORA
Un’esilarante insalata russa

Anora cannes 77

Paolo Perrone di Filmcronache recensisce dal festival di Cannes 77 il film in concorso: ANORA diretto da Sean Baker

Una commedia sentimentale, esilarante e a tratti irresistibile, ma anche una corrosiva satira di costume. Uno scoppiettante racconto di formazione, ma anche una riflessione amara sull’illusorietà del sogno americano. Sono tanti i percorsi cinematografici e le spinte tematiche che confluiscono in Anora, l’ottavo lungometraggio di Sean Baker, certamente il più riuscito per effervescenza di scrittura, composizione dei caratteri dei personaggi, gestione dei tempi comici e sottofondo valoriale.

Una storia semplice, sulla carta, quella narrata dal regista statunitense, che vede una giovane spogliarellista di origine uzbeka (la Anora del titolo) imbattersi, nel night di Brooklyn dove lavora, nello scalmanato e incosciente rampollo di una ricchissima famiglia di oligarchi russi. Un incontro che scatena passioni forti e che, dopo un’assidua settimana di frequentazione, conduce ad un improvvisato matrimonio a Las Vegas, dal quale, però, derivano conseguenze inevitabili, drastiche e, soprattutto, rocambolesche: l’intervento di tre uomini inviati dai genitori del ragazzo, che nel frattempo da Mosca sono partiti per New York, incaricati di far annullare le nozze per non gettare discredito sulla famiglia, produce infatti un effetto esatto e contrario, dato che lo sposo è fuggito, la consorte non ne vuole sapere di rinunciare a tanta agiatezza e gli stessi scagnozzi del capo si rivelano molto meno efficienti di quanto davano a vedere in partenza.

Tutti brillanti gli interpreti, a cominciare dai due protagonisti. E tante le risate, con situazioni spassose sfociate, in numerose sequenze, in vere e proprie pochade, rumorose, isteriche e urlate a squarciagola. Ma a riequilibrare rapporti e atmosfere, verso il finale, è la presa di coscienza individuale: nel ritorno ad una realtà del tutto anonima, nel ripristino di coordinate esistenziali ben più dimesse, ci può essere spazio per gli affetti veri e non per quelli preconfezionati. Ed è qui, una volta cadute le maschere dell’american way of life, che il cinema borderline e disadattato di Baker sembra poter trovare casa.

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.