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LE SUBSTANCE
Un film vertiginoso

The Substance

La recensione di Le substance a cura di Francesco Crispino

È letteralmente vertiginoso il secondo lungometraggio di Coralie Fargeat, capace com’è di mescolare il romantico tema del Doppio incastonato in certo romanzo gotico di fine ‘800 con il body horrorcinematografico alla Cronenberg. Di trovare insomma un’ammirevole sintesi postmoderna e un’affascinante quanto perturbante cornice grottesca alle suggestioni provenienti dal Dorian Grey di Oscar Wilde, dal Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Stevenson, dal Vertigo di Hitchcock e da La mosca del regista canadese riadattandole però all’orizzonte contemporaneo, in una Los Angeles dominata dall’ideologia “Pump it up” imposta dalle leggi dello shobiz e divorata dalla gerascofobia e dalla dismorfofobia.

Ma i pregi di Le substance e i meriti di Fargeat stanno soprattutto in una scrittura millimetrica e perfettamente calibrata sui corpi degli attori — esemplare in tal senso è l’interpretazione di Demi Moore, forse mai così incisiva, il cui personaggio si arricchisce della sua vicenda personale fino a debordare lo schermo —, in un montaggio di vorticosi contrappunti che spostano continuamente l’orizzonte interpretativo e in una regia dalla matrice antinaturalistica, marcata dall’utilizzo di focali deformanti, abbacinanti composizioni geometriche, discordanze cromatiche e dissonanze sonore. Tanto che la vicenda — di cui è protagonista una ex star di Hollywood, messa da parte dalla società per cui lavora alla ricerca di un corpo più giovane che la sostituisca, la quale s’imbatte in una misteriosa sostanza capace di farla tornare giovane e addirittura assumere la migliore versione di sé — in realtà annida il suo senso profondo nella sua veste formale. Ricordando a ognuno di noi la fondamentale importanza di trovare il proprio equilibrio, perché è proprio la sua assenza a generare mostri.

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).